Il Teatro dei Venti entra in Carcere senza accendere i riflettori, toglie trucchi e orpelli, esplora spazi vuoti popolandoli molto lentamente. Mette in moto i corpi, prima di mettere in moto i racconti e le storie. Anche questa residenza a Rubiera è iniziata così. 

Residenza alla Corte Ospitale

Un primo racconto dell’inizio di quest’esperienza umana e artistica dalla prospettiva del regista Stefano Tè.

Da anni ormai mi trovo a scoprire qualità e bellezza nel lavoro con attori-detenuti. Questa frequentazione artistica, colma di fragilità e paura, porta a mutare il mio modo di intendere la creazione scenica. Per questo motivo credo necessario l’incontro tra questo mondo che vivo tanto con i laboratori nel corso dell’anno e gli attori che hanno scelto me come regista.

LA RESIDENZA

La mattina sveglia alle 7 e dopo colazione alle 8.30 in sala per una sessione di allenamento alle prove. Ci si prepara alle prove con esercizi che pongono gli attori in uno stato di attenzione particolare. Determinante per la buona riuscita delle prove, soprattutto se si tratta di un progetto dove bisogna arrivare al risultato in poco tempo. Le prove terminano alle 20. Dopo cena ci sono sessioni individuali di prova.
Ad oggi sono coinvolte ventidue persone. A breve si aggiungeranno venti studenti di quinta superiore.

IL CORPO IN SCENA

In questo caso si sta affrontando uno studio basato principalmente su quanto accade al corpo dell’attore nello spazio scenico, quando questo è sollecitato a stare con altri corpi, in relazione alla musica e alle altre suggestioni che arrivano dall’esterno. Siamo alla ricerca di figure evocative.

GLI ATTORI

In una situazione del genere agli attori del gruppo si chiede di andare a pescare dal proprio archivio. Partiture, tutto quello che si è fatto in passato, quello che si è creato in occasione di spettacoli, può essere utilizzato e rielaborato al servizio di un progetto particolare come questo.

Canto Gerusalemme Liberata

Siamo quasi a metà di questa residenza, un ritiro teatrale che crea una forma di reclusione artistica che suggerisce e ribalta quella carceraria. Nelle prove si cominciano a sentire gli echi del lavoro che sarà. Ci sarà il deserto, ci sarà la guerra. Gerusalemme sarà un canto forse, ma ci sarà. Vedremo cosa ci sarà del poema di Tasso. Intanto Angeli e Demoni si cominciano a schierare come miraggi sull’orizzonte del racconto.

 

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